Il quadro in questione, New York City I, è stato esposto dapprima al MoMA di New York nel 1945 per poi essere trasferito in Germania nel 1980 presso la Collezione d’arte della Renania settentrionale e della Vestfalia di Düsseldorf, museo che che ha ospitato la retrospettiva Mondrian. Evolution.
Durante le ricerche svolte dalla curatrice per programmare la mostra è emersa una fotografia scattata presso lo studio dell’artista poco dopo la sua scomparsa, in questa immagine l’opera compare poggiata su un cavalletto in posizione “rovesciata” rispetto a come è sempre stata messa in mostra. Ad avvalorare la tesi, aggiunge la curatrice, c’è l’interpretazione della composizione delle linee: c’è una maggiore concentrazione di nastri colorati nella parte bassa della tela che se osservata sopra-sotto dovrebbe, invece, rappresentare un «cielo scuro».
L’interpretazione di Corrado Bonomi sulla questione non si è fatta attendere: l’arte contemporanea, nel bene e nel male, ci pone spesso di fronte a domande come «Cos’è?» «Cosa rappresenta?» «Perché?». Piet Mondrian in tele come questa ha portato il Neoplasticismo alla massima espressione, avvalendosi soltanto di semplici linee colorate per rappresentare la città americana. Ma la forza di questo linguaggio è anche la libertà che offre all’osservatore: invece di incastrarsi in costrutti sociali che ci spingono a ricercare forme, colori o composizioni riconoscibili siamo liberi di spaziare con la fantasia e, quindi, Bonomi dice:
Ed è da questa riflessione che nasce l’opera Così è se vi pare – Also ist es wie du wilst, una riproduzione fedelissima per scala e colori della chiacchierata opera di Mondrian con un’aggiunta particolare: l’opera ruota su sè stessa, tagliando così la testa al toro su quale possa essere il verso giusto per la sua affissione.